L’arco,
a pieno centro, altissimo sul piano stradale, collega obliquamente
due palazzi della via, di cui uno seicentesco di notevole
importanza, che nel XIX sec. appartenne ai Baracchini. L’archivolto
è impostato all’altezza dei primi tre piani. La parte
superiore, praticabile, presenta su entrambi i lati una finestra
fuori centro: quella verso Campo de’ Fiorì è di tipo cinquecentesco
trabeato. La copertura è a doppio spiovente, impostata su una
cornice a ovuli nel lato collegato con l’edificio del ‘600.
Nel
sottopassaggio, al n. 30 è l’edificio dove, al pianterreno, nacque
Pietro Metastasio, come ricorda la lapide posta dal Comune dì Roma
con testo di Domenico Gnoli: "In questa casa / a di 3 gennaio del
1698 / nasceva Pietro Trapassi / noto al mondo / col nome di
Metastasio / S.P.Q.R. 1873". Il poeta era figlio di Felice,
originario di Assisi ed ex sottufficiale del reggimento dei Corsi
del pontefice Alessandro VIII, e di Francesca Galastri, casalinga,
secondo lo stato delle anime di San Lorenzo in Damaso fiorentina.
Dal registro della stessa parrocchia si apprende che Pietro fu
battezzato dal cardinale Pietro Ottoboni, nipote di Alessandro VIII,
nel febbraio del 1698.
In
questa casa, detta del Crocifisso, la famiglia si accrebbe l’anno
seguente con la nascita di un altro figlio maschio, Leopoldo.
Purtroppo il 13 giugno del 1702 moriva improvvisamente Francesca
Galastri, appena ventiquattrenne, lasciando il marito e i due figli
piccolissimi. Felice rimase nella casa di via dei Cappellari,
nell’abitazione che utilizzava anche come negozio da orzarolo, dove
vendeva olio, farina, candele di sego e sapone, un’attività che
portò avanti fino al 1754, anno della sua morte. Si era risposato
con Angela Lucarelli di Cave, da cui ebbe altre due figlie. Nel 1708
Gian Vincenzo Gravina, professore di diritto civile e canonico,
chiese di poter adottare il giovane Pietro, che sembra avesse già
dato prova di doti eccezionali, e poco dopo lo portò a vivere con sé
nella sua casa di via S. Anna dei Bresciani. Come ricordava l’abate
Giulio Cordara di Calamandrana, il Gravina sarebbe stato
"l'educatore, il maestro, il benefattore del poeta romano, cui volle
con vocabolo tolto dal greco e rispondente al suo cognome chiamar
Metastasio". Pietro sarebbe divenuto l’interprete e il riformatore
della tragedia, con il suo stile sincero e ironico. Quando, nel
1718, il Gravina morì, lasciando il suo protetto erede della sua
fortuna – che comprendeva una biblioteca di classici latini e greci
– Metastasio lasciò Roma, trasferendosi a Napoli.
Nella
casa di via dei Cappellari ha ora sede la ARPACROM (Associazione per
il Rilancio del Patrimonio Artistico di Roma e dell’Opera di
Metastasio) che nel 1995 ha promosso con un progetto
artistico-culturale del suo presidente, il prof. Mario Valente, la
costituzione del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del terzo
Centenario della nascita di Metastasio, che ha prodotto
pubblicazioni scientifiche, concerti, convegni internazionali di
studio, registrazioni discografiche e ha raccolto edizioni storiche
dell’opera del poeta.
L’associazione, alcuni anni fa, ha lanciato un grido d’allarme,
lamentando che la modesta casa natale del poeta, conservatasi
pressoché intatta da più di tre secoli, rischiava di crollare a
causa di superfetazioni edilizie che avrebbero sovraccaricato la
struttura del fabbricato.
Dal
dicembre del 2011 la casa natale di Metastasio è diventata un museo.
Per carenza di personale, le visite sono permesse solo di giovedì,
dalle 15.30 alle 17.30.
Poco
lontano da via dei Cappellari, il poeta è ricordato anche da una
statua, in piazza dalle Chiesa Nuova, di fronte all’Oratorio dei
Filippini. La scultura marmorea è collocata su un elegante
piedistallo rifinito da cornici finemente intagliate ed arricchito
da cartigli. Il basamento è ornato da una ghirlanda di foglie di
alloro intrecciata con i simboli del melodramma - una maschera e una
lira- sul fronte. Sul retro è la lupa capitolina entro uno scudo. Il
monumento fu realizzato nel 1886 dallo scultore fiorentino Emilio
Gallori. In origine si trovava in piazza San Silvestro e fu spostata
nel luogo attuale solo nel 1910.